Concerie tradizionali di Fès con operai che lavorano tra le vasche di tintura.

Le concerie di Fès: un viaggio nel tempo tra tradizione e realtà

L'arte antica della concia a Fès

Le concerie di Fès, in Marocco, rappresentano una delle più antiche tradizioni artigianali della città, con un processo di lavorazione della pelle che risale a oltre 500 anni fa. Questo settore, pur mantenendo un fascino storico e una straordinaria continuità con il passato, mostra anche limiti evidenti in termini di condizioni di lavoro, impatto ambientale e produttività.

Che pelli vengono lavorate?

Le concerie di Fès trattano principalmente:

  • Montone (la più comune)
  • Capra
  • Vitello (in misura minore)
  • Dromedario (più raro, utilizzato per manufatti robusti)

Le fasi della lavorazione della pelle

Il processo conciario a Fès è completamente artigianale e si articola in diverse fasi:

  1. Immersione e pulizia: le pelli grezze vengono immerse in vasche di calce e acqua con escrementi di piccione o ammoniaca naturale per ammorbidirle e rimuovere peli e grasso.
  2. Raschiatura: i conciatori raschiano manualmente i residui di peli e carne con coltelli ricurvi.
  3. Ammorbidimento: le pelli vengono trattate con miscele naturali come la crusca di grano fermentata per aumentarne la morbidezza.
  4. Concia: il processo avviene con tannini vegetali naturali (corteccia di mimosa, noce di galla, estratti di melograno) per stabilizzare la pelle e renderla durevole.
  5. Tintura: le pelli vengono colorate con pigmenti naturali in vasche di pietra:
    • Rosso: papavero
    • Giallo: zafferano o henné
    • Blu: indaco
    • Marrone: corteccia di cedro

Asciugatura e finitura: le pelli vengono lasciate asciugare al sole e poi lavorate ulteriormente per renderle lisce e resistenti.

L’esperienza di visita alle concerie di Fès

Durante un viaggio a Fès con mia moglie e alcuni amici, ho avuto l’opportunità di visitare le celebri concerie della città. L’osservazione dall’alto delle terrazze dei negozi di pelle offre una vista straordinaria sulle vasche colorate e sui conciatori che lavorano senza sosta. Tuttavia, oltre al fascino visivo, emergono anche aspetti difficili da ignorare, come le condizioni di lavoro estreme e la mancanza di adeguate misure di sicurezza.

Un settore tra fascino e sacrificio

Le concerie di Fès conservano un metodo di lavorazione che altrove è stato soppiantato dalla modernizzazione. Gli artigiani lavorano immersi nelle vasche senza protezioni adeguate, esposti a sostanze corrosive e a sforzi fisici estremi. Questo solleva interrogativi sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori, elementi che nei settori conciari più avanzati sono regolamentati da normative stringenti.

Impatto ambientale e produttività

Nonostante l’uso di sostanze naturali, l’impatto ambientale di queste concerie rimane elevato. Non esistono veri sistemi di smaltimento per i rifiuti della lavorazione, e l’inquinamento delle acque è un problema persistente. Inoltre, rispetto a realtà conciarie industrializzate, la produttività è molto bassa. La lavorazione manuale e la piccola scala produttiva rendono difficile un’efficienza competitiva con il settore moderno, dove tecnologie avanzate hanno migliorato qualità, resa e sostenibilità ambientale.

Informazioni utili per visitare le concerie di Fès

  • Principali concerie: Chouara Tannery e Sidi Moussa Tannery.
  • Dove osservarle: Dalle terrazze dei negozi di pelle, che offrono il miglior punto di vista.
  • Periodo consigliato: Meglio evitare i mesi estivi per il caldo intenso.
  • Cosa aspettarsi: Un’esperienza visivamente affascinante, ma con un forte impatto olfattivo.
  • Sito ufficiale su Fès: www.visitmorocco.com

Considerazione finale: un’arte tra memoria e futuro

Visitare le concerie di Fès è un’esperienza che mescola ammirazione per un’arte secolare e consapevolezza delle sue criticità. La storia della concia tradizionale ci ricorda che il progresso tecnologico ha migliorato non solo la qualità del prodotto, ma anche le condizioni di chi lavora in questo settore. Il “bel tempo antico” non era necessariamente un paradiso, e l’evoluzione della concia ci insegna come tradizione e innovazione possano trovare un equilibrio sostenibile.

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Statua colossale di faraone nel Tempio di Karnak a Luxor, con rilievi e colonne sullo sfondo

Nel cuore del tempio di Karnak: viaggio nella grandezza dell’antico Egitto

Un viaggio nel tempo sulle acque del Nilo

Durante la nostra crociera sul Nilo, Luxor è stata una delle tappe più attese. Il solo nome richiama immagini di faraoni, colonne imponenti e storie scolpite nella pietra. Tra le tante meraviglie dell’antico Egitto, il tempio di Karnak a Luxor è senza dubbio il più grandioso.

Giunti a Luxor, il clima di gennaio ci ha regalato una giornata perfetta per esplorare il sito. Con il supporto di una guida locale esperta, abbiamo iniziato la nostra immersione in un mondo millenario, lasciandoci trasportare dalla storia e dall’architettura di questo luogo straordinario.

L’immensità del tempio di Karnak: un labirinto di colonne e geroglifici

Appena varcata l’entrata del tempio di Karnak, la sua maestosità si è rivelata in tutta la sua potenza. Il viale delle sfingi con testa di ariete, che collega Karnak al tempio di Luxor, ci ha accolto con le sue sculture imponenti, simbolo di protezione e potere divino.

Pochi passi e ci siamo trovati davanti alla sala ipostila, il cuore del tempio. Qui, 134 colonne giganti si ergono verso il cielo, ricoperte di incisioni e ancora tracce di colori originali. Camminare in questo colonnato ha dato la sensazione di essere dentro un’opera architettonica senza tempo, costruita per impressionare e celebrare gli dèi.

Obelischi e santuari: dettagli di un’arte eterna

Tra i punti più affascinanti, l’obelisco di Hatshepsut, ancora in piedi dopo quasi 3500 anni, testimone della grandezza dell’unica donna faraone. Ogni parete racconta storie di battaglie, offerte e cerimonie, come i rilievi che raffigurano le offerte agli dèi, perfettamente intagliati nella pietra.

In un angolo del tempio abbiamo trovato lo scarabeo sacro, simbolo di fortuna e rinascita. La nostra guida ci ha raccontato che fare tre giri attorno a esso porta prosperità… e così, tra il serio e il faceto, ci siamo lasciati coinvolgere nella tradizione! Per essere sicuri di giri intorno allo scarabeo sacro ne abbiamo fatti cinque.

Ammirazione per il tempio di Karnak e la civiltà egizia

Passeggiando tra le rovine, una domanda continuava a ronzarmi in testa: come hanno fatto, migliaia di anni fa, a costruire un complesso così imponente e perfetto senza le tecnologie moderne?

Ogni dettaglio del tempio di Karnak parla di una civiltà che possedeva una conoscenza straordinaria dell’ingegneria, della matematica e dell’astronomia. L’idea che questi colossi siano sopravvissuti a millenni di storia è motivo di stupore e ammirazione.

Conclusione: un'esperienza unica tra storia e fotografia

La visita al tempio di Karnak è stata una delle esperienze più emozionanti del nostro viaggio in Egitto. Osservare, fotografare e toccare con mano la grandezza dell’antico Egitto è stato un privilegio.

Se stai pianificando una crociera sul Nilo, dedica a Karnak il tempo che merita: non è solo un sito archeologico, ma un viaggio indietro nel tempo che lascia il segno.

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Ghepardo che corre a tutta velocità nella riserva di Inverdoorn, Sudafrica

Safari fotografico a Inverdoorn: scoprire la fauna selvatica del Karoo in Sudafrica

AIl mio primo safari fotografico a Inverdoorn: una riserva semidesertica nel cuore del Karoo

Il mio primo ed unico safari fotografico in Africa si è svolto a Inverdoorn, una riserva naturale situata nel Karoo, a circa 2,5 ore di macchina da Città del Capo.

La posizione isolata di Inverdoorn

Inverdoorn si trova in una zona remota, a 60 chilometri dal centro abitato più vicino, Ceres. Questa riserva è un’area protetta di 10.000 ettari, creata sulle ceneri di una delle più grandi aziende agricole di frutta secca del sud del mondo.

La trasformazione di Inverdoorn: da azienda agricola a riserva naturale

A causa di una siccità durata dal 1962 per dieci anni, Inverdoorn si è trasformata da prospera azienda agricola in un’area semidesertica. È la storia di come la natura, in Sudafrica come altrove, si riprenda ciò che l’antropizzazione selvaggia le ha sottratto.

L'impegno di Jean-Michel e Cathy Vergnaud per la conservazione

Nel 1994, Jean-Michel e Cathy Vergnaud hanno acquistato la proprietà, con l’obiettivo di ripristinare Inverdoorn nel suo antico splendore. Spinti dal loro amore per la fauna selvatica e dalla passione per la conservazione, hanno trasformato l’area in una riserva brulicante di vita.

La fauna selvatica di Inverdoorn: una rinascita della biodiversità

Oggi, Inverdoorn ospita una varietà di specie selvatiche, tra cui leoni, ghepardi, elefanti, zebre, gnu, bufali, leopardi, giraffe, rinoceronti bianchi, ippopotami, antilopi e moltissimi uccelli. Molti di questi animali sono stati salvati da situazioni difficili, come il leone maschio allevato in cattività per diventare trofeo di caccia.

Un'esperienza di lusso nel cuore della natura

Al centro della riserva, i visitatori possono alloggiare in una sistemazione di lusso, con un servizio eccellente e cibo di alta qualità. Sebbene il costo non sia economico, è pienamente giustificato dalla qualità dell’esperienza. Per ulteriori informazioni, visita: www.inverdoorn.com.

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