Ponte delle Catene (Széchenyi Lánchíd)
Tra gli 8 ponti che attraversano il Danubio a Budapest, 2 hanno per me qualcosa di speciale. Si tratta del Ponte delle Catene (Széchenyi Lánchíd) e del Ponte delle Libertà (Szabadság híd).
Il ponte a Catene è uno dei simboli della capitale ungherese ed è il primo ponte stabile sul Danubio che collega Buda e Pest. Fu costruito su iniziativa del Conte István Széchenyi, dal 1839 al 1849. I progetti furono elaborati dall’inglese William Tierney Clark, mentre l’esecuzione fu affidata al suo omonimo Adam Clark che fece importare dall’Inghilterra anche il ferro. Il ponte poggia su due piloni di 50 metri ed è lungo di 375 metri. Il primo carro che attraversò il ponte in fase di costruzione, durante la lotta d’indipendenza, portava la corona ungherese da Buda, già allora assediata, a Debrecen. Le truppe austriache cercarono poi di farlo saltare in aria, ma ciò venne impedito da Adam Clark, che allargò le camere-catene riempiendole di materiale esplosivo. Durante la II Guerra Mondiale i tedeschi lo fecero saltare in aria e, dopo la ricostruzione, venne aperto al traffico il 20 novembre 1949. Collega la Piazza Roosevelt (Roosevelt tér) di Pest con la piazza Clark (Clark Ádám tér) a Buda, dove termina nel tunnel, lungo di 350 metri, che sottopassa la collina della Fortezza (Várhegy).
Ponte delle Libertà (Szabadság híd)
Il ponte delle Libertà (Szabadság híd): venne eretto tra il 1896 e il 1896, in occasione delle celebrazioni del millenario ungherese, su progetto di János Feketeházy e Aurel Czekelius, ma definito nelle soluzioni architettoniche dal professore del Politecnico Virgil Nagy. Nel 1896, in occasione del Millennio dell’Ungheria (896-1896), Francesco Giuseppe piantò l’ultimo chiodo d’argento sul ponte (che portava il suo nome), per inaugurarlo. Lungo 333 metri e largo 20, è reputato uno dei ponti più belli del mondo: in stile Art nouveau, con un’elegante struttura di ferro, in cima alle guglie di quattro agili torri magnificamente è stato effigiato, in atto di librarsi, un turul (mitico uccello totemico simile all’aquila che avrebbe indicato ad Árpád la strada dei Carpazi), mentre nella chiave, al centro della balaustra che sovrasta l’arco, campeggia lo stemma reale ungherese con la santa corona. Distrutto da un bombardamento tedesco nel 1945, fu ricostruito con prontezza e rinominato ponte della Libertà.
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