Beccacce alla Arzignanese

Beccacce alla Arzignanese

Beccacce alla "arzignanese":una ricetta sublime

Sublime significa molto elevato, superiore. Le beccacce cucinate secondo la tradizionale ricetta alla “arzignanese” sono proprio un piatto sublime.

Arzignano ha il merito di aver perfezionato la ricetta delle beccacce allo spiedo facendole diventare la leccornia che oggi conosciamo.

La ricetta delle beccacce alla “Arzignanese”

Le beccacce vanno spennate e frollate a lungo. Vanno tolte le interiora, pulite, rimesse dentro. Infilzate con cura sui ferri dello spiedo dove vengono cotte per 3 ore mezza/4 con fuoco dolce avendo cura di tenerle bagnate con l’olio e mettendo il sale che serve.

Tolte dai ferri dello spiedo, si rimuovono le interiora che vengo mescolate ad olio crudo e limone creando una salsa che serve ad insaporire le beccacce nel frattempo tagliate a metà.

A questo punto non c’è da cucinarle perché sono già cotte, devono solo essere insaporite a fuoco dolcissimo per 30 minuti.

Il rito della cena con le beccacce

Una cena di beccacce è un rito con menù fisso e rigidamente codificato.

Si parte con “Tajadele con l’ovo fate ‘n casa in brodo coi fegadini” (Tagliatelle fatte in casa all’uovo in brodo con i fegatini).

Le beccacce con “Pan moro da pociare in tel tocio” (Pane nero da inzuppare nel sugo di cottura).

Va masticato e succhiato tutto. Il “tocio” (sugo) ha una ricchezza e complessità di sapori e profumi che incanta.

In un piatto a parte, alla fine “radeceto saltà in tecia col lardo e asedo” (radicchietto saltato in padella con lardo e aceto). Scopo: “sgarbarse la boca” (rinfrescarsi la bocca).

Un vino rosso importante e strutturato accompagna la cena. Un Amarone serio è perfetto.

Claudio Caio Chiomento: il master chef delle beccacce

Difficile che un ristorante la proponga: troppo lunga e difficile da preparare.

Un amico, Claudio Caio Chiomento, sa prepararle in modo sopraffino, avendo imparato da Bepi Parise, figlio di quel Parise che avrebbe inventato la ricetta attuale.

Caio ha affinato negli anni la tecnica mantenendo ferma, immobile, la ricetta tramandata. Le cose perfette non vanno cambiate. Potrebbero solo peggiorare.

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Mostra fotografica Enzo Marchesini ad Arzignano

Mostra fotografica di Enzo Marchesini

 La Mostra fotografica di Enzo Marchesini in Biblioteca Civica ad Arzignano (Vicolo Marconi, 6) è da vedere.

Inaugurata il 16 settembre scorso, chiude il prossimo 3 ottobre).

Enzo è un fotografo amatoriale che fa belle foto da qualche decennio.

Ricordo con gratitudine una sua foto a mia figlia Silvia che, bambinetta, provava il suo primo triciclo. Lei aveva 2 anni e quindi parliamo di 36 anni fa.

Questa consuetudine ed amicizia di lunga data consentono forse un giudizio equilibrato tra il molto di bello che c’è nella mostra e quello che può essere migliorato.

Molte foto sono belle. Alcune sono veramente molto belle.

Grazie Enzo per avermele messe a disposizione e consentirmi di pubblicarle sul mio blog.

In assoluto quella che mi è piaciuta di più è la “Bicicletta al matrimonio”. Ho voluto usarla come copertina di questo post perché rappresenta il tipo di fotografia che mi piacerebbe aver fatto io (e che quindi prendo come fonte di ispirazione).

Belle sono le foto delle cupole a cipolla delle chiese bizantine e degli edifici modernisti, bella è la classica vista di Oja a Santorini, belli sono i paesaggi bucolici della alta Valle del Chiampo, cosi come altri soggetti.

Un buon numero delle foto esposte fa il suo dovere: trasmette delle emozioni. Si fa ricordare con piacere. Non vale per tutte. Diciamo che, forse, era meglio limitare il numero delle foto esposte per dare più forza comunicativa alle tante belle foto senza attutirne l’impatto con altre non della stessa qualità.

Non avrebbe guastato descrivere le foto. Alcuni soggetti sono auto-esplicativi così come alcuni luoghi si riconoscono facilmente. Altri no. In particolare non ho capito, per mia ignoranza, dove fossero alcuni degli edifici moderni così ben fotografati.

Indicare in calce alle singole foto luoghi, date, nomi evocativi della sensazione che quella foto ha prodotto nel fotografo, aiuterebbe anche l’osservatore a capire meglio ciò che sta guardando.

Infine una notazione tecnica: in più di un caso le foto non hanno abbastanza dettaglio nelle ombre. Guardandole pensavo a difetti di esposizione o ad un post-processing non adeguato.

Avendo avuto la fortuna (grazie Enzo per la cortesia) di ricevere i file originali, ho visto che contrasto e dettaglio sono corretti. C’è un quindi uno specifico problema di qualità di stampa, in particolare nelle ombre. La prossima volta sarà meglio scegliere qualcuno in grado di valorizzare meglio la qualità delle foto.

In conclusione: andate a visitare la mostra. Complimenti alla Biblioteca di Arzignano per averla organizzata. Spero altri fotoamatori vorranno esporre nel prossimo futuro i risultati della propria passione per la fotografia.

 

Post-scriptum: tutte le foto di questo post sono di Enzo Marchesini (https://www.flickr.com/photos/skyebasta/)

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Castello di Arzignano

Il Castello di Arzignano

Il Castello è senza dubbio il simbolo di Arzignano, cittadina veneta in provincia di Vicenza.

Dal colle di Santa Maria, che divide le valli dell’Agno e del Chiampo, domina la conca dell’Agno-Chiampo su cui si affacciano anche i castelli di Montebello e Montecchio Maggiore.

Per un arzignanese come me, è naturale usarlo come soggetto fotografico.

Diverse stagioni, diversi orari del giorno, diverse condizioni di luce, diverse posizioni, diversi obiettivi fotografici.

Rivedere dopo anni lo stesso soggetto, il Castello, sotto le diverse prospettive in cui lo hai visto nel tempo fa sempre un certo effetto.

Con una assonanza forse un po’ tirata, mi ricorda il romanzo di Franz Kafka che tanto ho amato da ragazzo, Il Castello appunto, in cui l’agrimensore K non riesce ad entrare malgrado i suoi innumerevoli tentativi.

Per analogia mi vien da dire che non sono ancora riuscito a prendere l’immagine che renda appieno il senso di questo mio Castello. Vorrà dire che questo sforzo continuerà ancora a lungo.

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Chiesa Villaggio Giardino - Arzignano

Arzignano: la chiesa del Michelucci a Villaggio Giardino

Quando è cominciata la costruzione della chiesa del Michelucci nel 1966, avevo 7 anni. Andavamo a giocare a pallone lì dietro, al “campo de Alo”. Abitavo in via Vicenza, a poche centinaia di metri da lì. Villaggio Giardino, questo il nome del quartiere, aveva bisogno di una chiesa visto che, fino ad allora, si usava la piccola cappella del vicino ricovero e il quartiere cresceva.

Si deve alla visione di Don Nilo Rigotto, e alle sue indubbie doti di saper fare, se una chiesa così innovativa è stata realizzata.

Che un grande architetto quale Giovanni Michelucci, già autore della celebre “Chiesa sull’Autostrada” vicino a Firenze, abbia accettato di lavorare ad Arzignano, è un merito tutto suo.

È un peccato che una chiesa così bella e particolare, con una architettura innovativa e piena di significati simbolici, sia stata incapsulata da edifici anonimi e brutti che la nascondono.

Rimane il cuore di un quartiere popolare, orgoglioso della sua chiesa.

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