Ciclista sulla passerella del Ponte di Brooklyn con vista dello skyline di Manhattan.

Una passeggiata indimenticabile sul ponte di Brooklyn: la magia di New York in autunno

Introduzione: un inizio magico a New York

Durante il mio stop-over a New York il 28 ottobre 2011, in vista di una riunione di lavoro a Rochester, ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza che non dimenticherò mai: una passeggiata sul Brooklyn Bridge Pedestrian Walkway. Con il cielo limpido e l’aria fresca di ottobre, è stata una giornata perfetta per esplorare uno dei simboli più iconici di New York.

Una giornata perfetta per il ponte di Brooklyn

Il ponte di Brooklyn, con la sua maestosa struttura sospesa, offriva una vista spettacolare su Lower Manhattan. Mentre camminavo, potevo ammirare i grattacieli che si stagliavano contro il cielo blu, il porto fluviale animato e la vivacità delle persone che, come me, si godevano questo percorso. Turisti, podisti, ciclisti: tutti condividevano un momento di serenità, circondati dalla bellezza della città.

Fotografie e ricordi

Ho scattato numerose foto durante la mia passeggiata, cercando di catturare la bellezza unica di quel momento. Le immagini dei grattacieli di Manhattan, del porto fluviale e delle persone che attraversavano il ponte resteranno per sempre nel mio album di ricordi. È stato un momento di pace e contemplazione, che contrastava con la frenesia che di solito caratterizza New York.

Il cambiamento improvviso del tempo

Non avrei mai immaginato che, solo un giorno dopo, New York sarebbe stata colpita da una tempesta di neve inaspettata, la famosa “Snowtober“. La neve ha portato disagi e problemi al traffico, ma io mi considero fortunato per aver vissuto il ponte di Brooklyn in una giornata così perfetta, poco prima che la città venisse avvolta dal manto bianco.

Momenti da ricordare

La mia passeggiata sul Ponte di Brooklyn rimarrà uno dei ricordi più belli del mio viaggio a New York. È stata una giornata che mi ha regalato non solo splendide vedute, ma anche un momento di connessione con l’anima di questa città unica.

Leggi tutto
Vista dall'alto del ponte Vecchio di Mostar, Bosnia-Erzegovina.

Il ponte di Mostar: da tragedia a simbolo di speranza

Visita a Mostar nel 2010: un viaggio indimenticabile con mia moglie

Nel 2010, mia moglie e io abbiamo avuto il privilegio di visitare la storica città di Mostar, una gemma situata nel cuore della Bosnia-Erzegovina. Ogni angolo di questa città ci ha raccontato storie, con il Ponte Vecchio che ne incarna il simbolo più significativo.

Il ponte vecchio sulla Neretva: simbolo di resilienza

Il Ponte Vecchio di Mostar, con la sua maestosa arcata che si estende sopra le acque turchesi del fiume Neretva, è tristemente noto per essere stato distrutto durante la guerra dei Balcani nel 1993. Tuttavia, la sua ricostruzione nel 2004 ha segnato un atto di rinascita e riconciliazione per la città e i suoi abitanti. Passeggiando sul ponte, abbiamo potuto percepire l’importanza storica e simbolica di questo capolavoro architettonico.

La vista di Mostar: una città che unisce

Dall’alto del Ponte Vecchio, la vista su Mostar è semplicemente mozzafiato. Le case dai tetti rossi, le antiche moschee e le strade acciottolate che si snodano lungo le rive del fiume offrono uno spettacolo unico. Sono case che raccontano di una città che ha saputo fondere diverse culture e religioni nel corso dei secoli. Abbiamo scattato diverse foto per catturare la bellezza e l’atmosfera di questo luogo magico.

Negozi sul ponte: un tuffo nel passato

Camminando lungo il ponte, ci siamo fermati nei piccoli negozi che lo costeggiano, dove il tempo sembra essersi fermato. Ogni bottega racconta una storia, con oggetti e manufatti che riflettono la ricca tradizione artigianale della regione. È stato un vero piacere curiosare tra le bancarelle e scoprire i tesori nascosti che Mostar ha da offrire.

Artigianato locale: un patrimonio da scoprire

Tra i prodotti che più ci hanno colpito, ci sono stati i tradizionali tappeti, i gioielli in argento e gli oggetti in rame, tutti realizzati a mano con una maestria che si tramanda da generazioni. Abbiamo portato a casa alcuni di questi prodotti come ricordo di un viaggio indimenticabile e come testimonianza della cultura vibrante e resiliente di Mostar.

Mostar rimane per noi una delle mete più affascinanti che abbiamo visitato, un luogo dove la storia e la bellezza naturale si fondono in un connubio perfetto.

Leggi tutto
Kirovskiy zavod, metro station, St. Petersburg, Russia, subway, wide angle lens

San Pietroburgo: la bellezza sottoterra delle stazioni della metropolitana

San Pietroburgo è uno scrigno pieno di così tante cose belle da vedere che, di primo acchito, non si penserebbe di fare anche il tour delle stazioni della metropolitana.

E invece va fatto perché alcune stazioni sono delle attrazioni sia per la storia che raccontano che per il loro valore architettonico.

In particolare, lungo la prima linea costruita, la linea numero 1contrassegnata dal colore rosso, alcune stazioni vanno visitate con un occhio attento alla loro architettura di insieme ma anche ad alcuni dettagli.

Tra le altre ho fotografato alcune tra quelle consigliate, con un criterio basato sulla velocità di scatto. Il poco tempo a disposizione mi ha imposto il criterio della vicinanza tra di loro.  A partire da una di quelle considerata tra le più belle (Avtovo), mi sono fermato via via a Kirovsky Zavod, Narvskaya, Baltiyskaya, Pushkinskaya per finire a Ploshchad Vosstaniya sotto la stazione dei treni Mosca (Moskovskiy Vokzal).

Per chi fosse interessato a saperne di più riporto i link di Google Map alle singole stazioni:

Le viste di insieme sono fatte con fotocamera Canon 5D Mark II e obiettivo Samyang 14mm f2.8. Scatti fatti ovviamente con il cavalletto. Tripla esposizione con diversi tempi per comporre poi il 3 scatti con la funzione HDR di Lightroom Classic CC, usata in modo moderato.

Le viste di dettaglio sono state fatte con Canon 7D e obiettivo Canon 24-105mm-f4.0 IS.

Leggi tutto
Ayutthaya

Ayutthaya, una gemma della Thailandia

Ayutthaya è stata la capitale del Siam (l’odierna Thailandia) dal 1351 al 1767, quando i Birmani hanno invaso il paese e saccheggiato e distrutto la città. Il Parco storico è ciò che resta di uno splendore che deve essere stato notevole. Non ci sono più i fantasmagorici colori rosso e oro dei monumenti originali. L’oro, ovviamente, è stato depredato. Pare un singolo monumento ne avesse 250 kilogrammi.

Restano rovine in mattoni, solo in parte ricoperte dalle vecchie decorazioni e dagli intonaci. Un senso di quiete e religiosità pervade tutta l’area archeologica.

Estensione, numero dei resti, loro dimensione, fanno capire quanto la città fosse la ricca capitale di un regno importante. Restano mura, strutture varie, statue del Buddha molte delle quali decollate per il furore iconoclasta degli invasori. Numerosissime sono le stupa, monumenti di tradizione indiano destinati a conservare sacre reliquie o a ricordare eventi memorabili della vita terrena del Buddha.

l Parco Storico è su di una vasta isola circondata ai quattro lati da tre fiumi e un canale che custodisce le rovine dell’antica città.
Prima della visita è bene informarsi su Internet su cosa vedere: i siti visitabili sono così numerosi che conviene concentrarsi su quelli più interessanti.

Al solito è bene cominciare di prima mattina: il sorgere del sole esalta il rosso dei mattoni e crea delle foto con quell’atmosfera di colori caldi e saturi che soddisfa ogni fotografo.

L’inizio al primo mattino è opportuno anche anticipare la folla di turisti dei viaggi organizzati in giornata da Bangkok, nonché le temperature troppo elevate.

Per gli spostamenti tra i diversi siti il consiglio è quello di usare il tradizionale tuk-tuk o la bicicletta. Nel caso del tuk-tuk con 15 euro oltre al trasporto, hai il supporto di una persona del luogo che ti porta a visitare i siti più importanti evitando che tu perda del tempo.

Ayutthaya dista circa 80 Km da Bangkok. Tra i vari modi raggiungerla (treno, autobus, taxi, viaggi organizzati con mini-bus) ho scelto, Contro il parere di quasi tutti, di affittare e guidare un’auto. Ha funzionato e mi ha dato quella flessibilità negli spostamenti cui non so rinunciare.

Leggi tutto
Plaza de España a Siviglia

Plaza de España a Siviglia

La Plaza de España (https://goo.gl/maps/Q6HkgQhcN4t) è uno dei luoghi più spettacolari di Siviglia e rappresenta uno dei più bei esempi dell’architettura neo-moresca.

Si trova all’interno del Parco di María Luisa, L’entrata è vicina alla rotonda del Cid Campeador.

Si parcheggia comodamente con il supporto di parcheggiatori “creativi” che promettono di dare un occhio alla tua auto in cambio di una offerta libera. Sono ben organizzati con cartelli nelle diverse lingue per proporti lo scambio vantaggioso tra la piccola offerta e l’ottima protezione promessa.

Costruita per l’Esposizione Iberoamericana di Siviglia del 1929, tra il 1914 e il 1928, su progetto dell’architetto Annibale Gonzalez che diresse i lavori fino al 1926 quando subentrò Vicente Traver.

La vista colpisce per le sue dimensioni: 50.000 metri quadrati di cui 19.000 di edifici coperti e il resto adibiti a piazza vera a propria. Il canale d’acqua è lungo 515 metri.

La forma semicircolare di ben 170 metri di diametro, rappresenta l’abbraccio della Spagna e delle sue antiche colonie, guarda verso il fiume Guadalquivir e simboleggia la strada da seguire per l’America.

La piazza è decorata in mattoni a vista, marmo e ceramica, che danno un tocco rinascimentale e barocco alle sue torri.

Il canale che attraversa la piazza è attraversato da quattro ponti che rappresentano i quattro antichi regni di Spagna. Appoggiata alle pareti si trova una serie di panche e di ornamenti in ceramica che formano degli spazi che alludono alle quarantotto province spagnole (sono collocate in ordine alfabetico); su di esse sono rappresentate delle mappe, dei mosaici raffiguranti eventi storici e gli stemmi di 48 capoluoghi di provincia (tranne Siviglia e le città africane di Ceuta e Melilla). (https://it.wikipedia.org/wiki/Plaza_de_España_(Siviglia)

Leggi tutto
Ponte di Rialto illuminato nell'ora blu con riflessi delle luci sul Canal Grande a Venezia

Fotografare Venezia: il Ponte di Rialto e il Canal Grande nell’ora blu

La magia dell'ora blu: un momento unico per i fotografi

Prima che sorga il sole o subito dopo il tramonto, l’ora blu regala un’atmosfera magica per i fotografi. Questo breve intervallo di luce diffusa, con tonalità blu e violacee, crea un contrasto spettacolare con le luci gialle artificiali.

Come cambia l'ora blu a seconda della latitudine

L’ora blu non dura esattamente un’ora: la sua durata dipende dalla stagione e dalla latitudine. Più si è vicini all’equatore, più rapidamente si passa dalla luce al buio. Al contrario, nelle zone più a nord, questo passaggio è graduale e dura più a lungo.

Fotografare il Ponte di Rialto: l’esperienza di un fotografo a Venezia

Durante la Pasqua del 2017, ho voluto catturare l’essenza di Venezia nell’ora blu. La sera del Venerdì Santo, ho scelto il Ponte di Rialto come soggetto principale. Da Riva del Carbon, la vista è perfetta e libera, e le migliori foto sono state scattate tra le 20:17 e le 20:30.

Alba e ora blu: una sfida fotografica tra le nuvole

La mattina successiva, la sveglia è suonata presto per catturare l’ora blu all’alba, muovendomi tra il Ponte dell’Accademia e Piazza San Marco. Nonostante il cielo coperto, è stata un’esperienza fotografica arricchente, che mi ha insegnato l’importanza della pazienza e della pianificazione.

Leggi tutto
Big Sur

Big Sur: il selvaggio West nella moderna California

Big Sur è una botta di natura selvaggia a sud di Carmel e Monterey nella California centrale. Negli anni sono state proposte definizioni di Big Sur che potrebbero sembrare un eccesso di retorica (“il più grande incontro di terra e di acqua nel mondo”), ma che rendono bene le sensazioni che si hanno a fronte di un insieme di viste mozzafiato realmente tra le più belle al mondo. Il tratto costiero si estende sulla leggendaria Highway 1 (conosciuta anche come Pacific Coast Highway) per oltre 150 km, stretto fra i confini di altre 2 perle costiere californiane: Hearst Castle a Sud e la raffinata cittadina di Carmel a Nord. È proprio “”una delle coste più belle in qualsiasi parte del mondo”, con una reputazione mitica. In una zona scarsamente popolata, che vede emergere brutalmente le montagne di Santa Lucia dall’oceano Pacifico, tanto brutalmente da passare dal livello del mare ai 1500 metri di altitudine in 5 km, il viaggiatore viene preso emotivamente dall’inanellarsi continuo di scorci stupendi di bellezza naturale. I luoghi più belli e famosi sono Mc Way Cove, Pfeiffer State Beach, Ragged Point, Bixby Creek Bridge, il faro di Point Sur, Partington Cove, Dolan Canyon, Big Creek Bridge, Limekiln Creek Falls. Contro ogni apparenza è anche un’area di particolare fragilità. Non solo per il rischio di urbanizzazione ed antropizzazione, ma anche per gli incendi. Incendi che nascono dalla imbecillità di qualche campeggiatore e creano danni enormi. Siamo capitati lì agli inizi di settembre 2016, quando un incendio iniziato da oltre un mese stava ancora bruciando una zona molto estesa. Parlando con i ranger ci dicevano che pensavano fosse necessario un altro mese per completare lo spegnimento degli incendi. Purtroppo l’incendio ci ha impedito di apprezzare molti dei luoghi più belli, perché l’accesso era impedito per ragioni di sicurezza e per consentire a ranger e vigili del fuoco di fare il loro lavoro.   Infine, un consiglio pratico. Come in tutte le aree scarsamente abitate, il viaggiatore deve ricordarsi che lungo la strada i servizi languono e, quando ci sono, si fanno pagare profumatamente. Ad esempio la benzina la paghi 6,5 dollari a gallone (ca. 3,6 litri) quando a Morro Bay l’avevi pagata 2,35 dollari. Ricordati che, alla fin fine, sei ancora nel selvaggio West e che i moderni tagliagole approfittano del fatto che te ne sei dimenticato.
Leggi tutto

Murales a Mission District – San Francisco

Arrivi alle 6:30 di un sabato mattina a Mission Distric, il primo insediamento urbano di San Francisco, per vedere se è vero che è proprio una galleria d’arte all’aria aperta come tutti dicono.

L’esperienza eccede ogni aspettativa.

Lungo Balmy Alley, Valencia Street, Mission Street, Clarion Alley, Harrison Street, e le molte altre, ti trovi di fronte ad una fantasmagoria di murale vivaci. Molti di loro sono vere e proprie opere d’arte che giustificherebbero da sole la visita a San Francisco.

Il quartiere non è esattamente uno dei quartieri dove sentirsi più tranquilli, almeno in alcune sue parti. I segni della povertà e del degrado sono evidenti e cozzano ancor più considerando quanto San Francisco sia una delle città più ricche da tutti i punti di vista degli USA (economico, culturale, di bellezze naturali).

In tutto il quartiere sono centinaia i muri e le recinzioni decorati con opere d’arte variopinte. I temi vanno dal patrimonio culturale alle dichiarazioni politiche e sociali.

La collezione di dipinti murali riflette una varietà di stili artistici e spesso raffigura temi di inclusione sociale.

La prima apparizione di murales prima in Balmy Alley avviene a metà degli anni 1980 come espressione di indignazione per i diritti umani e di abusi politici in America centrale.

Oggi, i temi si sono ampliati per includere i temi connessi con la violazioni dei diritti umani, gentrification e l’uragano Katrina.

La visita va fatta rigorosamente a piedi, passeggiando nelle strade e stradine, entrando anche nei vicoletti che fanno scoprire alcune delle opere (perché di opere vere e proprie si tratta) più belle.

Una menzione a parte merita “The women’s building” (“a safe place for women”) sia per il suo significato che per la incredibile qualità delle opere d’arte che sono i murales che la decorano.

The women’s building” è riconosciuto a livello mondiale per la sua MaestraPeace murale, che onora il contributo delle donne di tutto il mondo. Dipinta nel 1994 su due pareti, questo murale è il risultato di un lavoro multi-culturale con la collaborazione di sette donne artiste di diverse generazioni.

Leggi tutto
Orologio astronomico Praga

Orologi astronomici

Tra le opere dell’ingegno umano, gli orologi astronomici hanno un rilievo tutto loro.

Opere di rilevante ingegneria tanto più rilevante perché realizzati in anni lontani tra il 1300 e il 1600, quando le conoscenze tecnologiche erano ben lontane da quelle attuali.

La meraviglia nell’ammirarli è quindi più che giustificata.

La loro straordinarietà è confermata talvolta da leggende come nel caso della costruzione di quello di Praga.  Secondo la leggenda Hanuš z Růže, supposto autore dell’orologio nel 1490, sarebbe stato accecato per ordine dei consiglieri della città di Praga per impedirgli di costruirne un altro simile. In realtà l’orologio venne costruito qualche decennio prima (1410) dal maestro d’orologeria Mikuláš z Kadaň e da Jan Šindel, quest’ultimo professore di matematica ed astronomia dell’Università Carlo di Praga.

Per orologio astronomico si intende ogni orologio che mostra anche informazioni di carattere astronomico.

Un orologio astronomico, oltre a mostrare l‘ora, mostra informazioni relative alla posizione del Sole e della Luna rispetto allo Zodiaco. Talvolta indica la data esatta, la posizione dei pianeti maggiori o le fasi lunari.

Gli orologi astronomici, solitamente rappresentano il sistema solare utilizzando un sistema di riferimento geocentrico in accordo con la visione cosmologica europea pre-copernicana.

Tra i più famosi al mondo vi sono quelli di  Rostock, di Strasburgo, di Praga, di Rouen e l’orologio astronomico Passemant.

In Italia abbiamo l’orologio astronomico di Messina, quello in Piazza della Loggia a Brescia, quello di Piazza dei Signori a Padova, quello del Torrazzo di Cremona, della torre dell’orologio di Venezia, quello di Macerata e quello di Trapani restaurato nel 1570 e nel 1596 chiamato “Torre Oscura”.

Leggi tutto
Venezia, vista sotto un arco con panni stesi, Riva del Sette Martiri

Venezia attraverso un 50mm: scatti a tutto full-frame

Riscoprire l'uso di un obiettivo fisso: un ritorno alle origini

L’uso di un solo obiettivo per una uscita fotografica è sempre un buon esercizio. D’altra parte, per tanti anni, le macchine fotografiche avevano pellicola da 35mm e un obiettivo fisso da 50mm. Non c’erano tutte le opzioni che oggi conosciamo in termini di zoom e di obiettivi fissi di varie lunghezze focali. Questo ci ha spinto a imparare la composizione e l’inquadratura in modo più consapevole.

Perché scegliere il 50mm: la prospettiva naturale dell'occhio umano

Perché allora non riprovare l’esperienza di un unico obiettivo per tutta la giornata? In questo caso, la scelta non può che ricadere sul 50mm, ovvero su quello più vicino alla visione della scena ad occhio nudo. Questo obiettivo ha la capacità di catturare le proporzioni in modo molto simile a come le percepiamo, rendendo l’immagine spontanea e naturale.

Un'uscita fotografica a Venezia: scoprire la città con un nuovo sguardo

Con la mia Canon 5D Mark II e il Sigma 50mm ART, ho girato per Venezia in cerca di qualche vista diversa da quelle fotografate così tante volte. Venezia è un paradiso per i fotografi, con le sue calli strette, i canali e i riflessi dell’acqua che cambiano ad ogni passo. Limitarmi a un solo obiettivo mi ha permesso di concentrarmi di più su ciò che stavo osservando, obbligandomi a trovare l’inquadratura giusta senza poter variare la lunghezza focale.

Fotografia come complemento di una giornata speciale

Al solito, non si è trattato di un tour fotografico. Le foto sono state un completamento di una bella giornata passata per le calli e i campi di Venezia assieme a mia moglie. Questo ha reso l’esperienza ancora più piacevole: poter scattare qualche foto mentre passeggiavamo senza dovermi concentrare esclusivamente sulla fotografia.

Leggi tutto